Oltre tre ettari di macchia mediterranea e graniti dalle forme antropomorfe celano le cinque camere e due suite di Gallicantu, stazzo retreat a pochi passi dal borgo di Luogosanto, nel cuore della Gallura, che apre per la prima volta le sue porte la prossima primavera.
Gallicantu, alba in sardo antico, è uno stazzo degli anni ’30 rimasto abbandonato per quasi mezzo secolo. I due proprietari, Marco Maria Berio e Raffaella Manca, hanno seguito i lavori di ristrutturazione, cercato materiali e arredi, disegnando ogni pezzo così come lo avevano immaginato.
Lo Stazzo è stato il fulcro della vita agro-pastorale gallurese per centinaia di anni. Il termine deriva dal latino “statio” (stazione, luogo di sosta) e indica contemporaneamente l’azienda contadina e la costruzione abitata dai padroni o dai mezzadri.
Lo stazzo principale ospita cinque camere una diversa dall’altra, un salotto con camino per le sere più fresche e una zona benessere con sauna, bagno turco, docce emozionali e una piccola area relax. Poco più in là si trovano le due suite Igna e Mendula, che si affacciano sul mandorleto dove una volta si trovava la piccola vigna che serviva al fabbisogno familiare.
La vecchia stalla ora ospita la cucina di Gallicantu.
La colazione e la cena, solo per gli ospiti del retreat, sono servite su una terrazza da cui si vedono i paesi dell’Alta Gallura e la Corsica.
Al centro della tenuta si trova la piscina ricavata tra le rocce, un angolo di relax dove dimenticare i ritmi cittadini all’ombra di alberi secolari. Imperdibile la Grotta: già abitata in epoca pre-nuragica, è una spettacolare cantina per la degustazione di salumi, prosciutti e formaggi provenienti dagli stazzi vicini o da piccoli produttori locali.
Intorno si svolge la vita di campagna con la cura dell’orto che alimenta la cucina e dove gli ospiti, cestino alla mano, possono raccogliere le verdure di stagione. Poi centinaia di olivi dalla cui raccolta si produce l’olio della tenuta; il mandorleto, gli alberi da frutta, l’agrumeto e ciliegi di diverse qualità. Oltre duecento piante di mirto danno vita a un liquore prelibato, realizzato artigianalmente, mentre dieci famiglie di api producono il miele che gli ospiti degustano a colazione o durante l’aperitivo in grotta.